Nuovo
appuntamento della stagione della Sala Magma al “Teatro di Paglia”,
l'anfiteatro “deperibile” e temporaneo da 120 posti, nato per
ospitare spettacoli, concerti ed eventi culturali, eretto nel Parco
Gioeni, il più ampio “polmone verde” del capoluogo etneo, in
un'area messa a disposizione dal Comune di Catania.
Si
torna quindi in scena, proprio al Teatro
di Paglia,
domani martedì 19 agosto alle 21
con una produzione del Centro Magma: “Rèpitu
d'amuri – Santo Calì secondo Salvo Nicotra”.
È una
“finestra” nell'appassionato mondo del poliedrico autore
linguaglossese, scomparso nel 1972, che sa essere tanto aspro quanto
sublime. Sono paradigmatiche della Sicilia e della sicilianità le
liriche del docente/agitatore che colpiscono in una attualità
spiazzante. Uomo che seppe vivere intensamente gli ideali comunisti,
Calì è da ritenersi indubitabilmente espressione più autentica
della poetica siciliana. In lui il siciliano è vera Lingua, e quella
siciliana è un'identità (in un'ideale parallelo con il coetaneo e
compaesano leader indipendentista Attilio Castrogiovanni, anch'egli
portabandiera – pur sotto differenti insegne politiche – di
libertà ed eguaglianza) che Santo Calì vive con viscerale
schiettezza. Pregevole la lettura proposta dei versi, magistralmente
incastonati nel copione scritto dall'applaudito autore, regista e
scenografo catanese Salvo
Nicotra,
che lo ha affidato ad attori esperti e popolari come Alfio
Guzzetta,
Antonio Caruso e Cinzia Caminiti
ed
alla suadente voce della cantante Lucia
Nicotra.
Un cast che sa, con intima forza, dare voce tanto alle poesie, quanto
alle prose autobiografiche (quasi provocatoriamente proposte da Calì
in lingua italiana) che tratteggiano il ritratto dell'inimitabile
intellettuale ed attivista che infiammò gli animi e le vicende
politiche, culturali ed umane del versante jonico-etneo. Il tutto,
cesellato dal suggestivo commento musicale curato appositamente
dall'apprezzato autore ed esecutore musicale Paolo
Capodanno.
Questo lo
spettacolo in una nota della Direzione Artistica:
L’intera
produzione – letteraria, saggistica, ecc. – di Santo Calì è
come un unico “rèpitu d’amuri”, un complesso e variegato
corpus che
ha il sapore del lamento sordo, accorato, intimo e allo stesso tempo
urlato, come solo la pena d’amore può determinare.
Ma
qui l’amore è qualcosa di cosmico, universale; anche quello
esplicitato per la donna (o, meglio, per le donne) assurge a metafora
di altro: ora della propria terra (la Sicilia) ora dell’umanità
intera; ma, soprattutto, di tutti i diseredati, di coloro che non
hanno voce perché altri (sopraffattori) gliel’hanno tolta.
Si potrebbero indicare i braccianti, i carbonai, le donne di Trezza,
i vietnamiti e i congolesi aggrediti dall’imperialismo… Se non
fosse che nella sezione poetica appositamente dedicata, Calì non
implorasse la pace anche per quelli che appaiono come persecutori,
“pace per i giudici e per gli sbirri! Per quel brigadiere che mi
slacciò cravatta rossa e stringhe di scarpe…”, intitolando il
poemetto che contiene queste parole “La pace non chiama vendetta”.
Non si può presumere che in uno spettacolo si possa restituire
l’intero uomo e la sua opera
omnia.
Chi volesse – magari sollecitato da pubbliche letture come questa –
accostarsi alla scrittura del Calì, potrebbe farlo con estrema
facilità, poiché esiste un sito Internet a lui dedicato interamente
(http://www.lanottilonga.it).
Qui
sono condensati pezzi significativi, esemplari, tuttavia estrapolati
con una sensibilità “altra”, sebbene con la coscienza e
l’impegno di effettuare un tentativo “leale” di
immedesimazione.
Nel
silenzio secolare, lo scrittore (poeta, narratore, saggista…) con i
suoi squarci come lampi, offre – ora ai contadini etnei, ora agli
intellettuali, ora a tutti gli uomini del mondo – la possibilità
di aprire gli occhi e l'animo, di innalzare grida di rivolta, di
abbandonare l'apatia davanti alle ingiustizie, alla violenza, alla
guerra e alla fame. Piace, dunque, utilizzare con questo spirito il
termine rèpitu,
di per sé intraducibile (come tanti altri) ma che, come detto, ha il
senso del “lamento accorato”.
Quella
del linguaglossese Santo Calì (ottobre 1918 – dicembre 1972) è
una scrittura
di
grandi e piccole cose, che qui è riportata attraverso una lettura
volutamente semplice, nel tentativo di limitare le prevaricazioni
(comunque, ineliminabili; ché sempre di interpretazioni si tratta:
da quella del compilatore, a quella degli attori e di chi, a vario
titolo, vi partecipa), con rapidi tocchi di pennello intinto
nell’immensa tavolozza della produzione dell’autore. Si rinuncia,
quindi, ad ogni tentativo di ricostruzione rigorosamente biografica
ed ancor di più alle tante testimonianze disponibili e
all’aneddotica (tranne che a quella riportata nei testi originali).
Calì
è stato capace di guardare alla realtà con la potentissima lente di
ingrandimento che gli ha permesso (e, grazie a lui, permette) di
vedere particolari infinitamente piccoli, quale l’occhio
pietrificato dal gelo di un grillo o l'arcobaleno nella lacrima della
madre, ma anche popoli interi in cammino nella storia. Dunque,
epopea, introspezione e un controllo immenso della "palora"
che è sacra, patrimonio irrinunciabile di tutte le genti («parlavamo
già col mica:
adesso
mica
la fìcara fa
le fìca...»;
«Jiaita
è
un grido dell’anima, Agata
un
po’ meno»…).
Il
“compagno” Santo Calì non si limitò all’impegno politico da
teorico seppure con la visione universale riscontrabile nelle sue
opere; ma volle anche “sporcarsi” le mani partecipando
attivamente alle vicende amministrative del suo paese e per esse finì
persino sotto processo. Come simbolo della formazione politica scelse
tre spighe, segno – tra l’altro – del forte legame che
intendeva mantenere con la cultura contadina.
È
un caso che il Centro Magma – grazie a Fabbricateatro ed al Comune
di Catania – ricollochi “Rèpitu d’amuri” fra i covoni di
paglia che dal grano direttamente provengono? Dunque, le parole di
Calì, scelte da Salvo Nicotra, aleggeranno sul Teatro di paglia del
Parco Gioeni di Catania come fossero a casa propria.
Questo
ritorno
del
Centro Magma e di Salvo Nicotra a Santo Calì coincide con altri due
importanti ritorni in “casa” Magma, quelli di Antonio
Caruso e Cinzia Caminiti.
L’attrice
debuttò in assoluto con “Tempo di Vespri”, proposto dal regista
Nicotra per il Teatro Stabile di Catania proprio dal Centro Magma
nell’aprile del 1984. Successivamente, è stata impegnata in
“Aspettando” e “Contra”.
Lunga,
prolifica e molto apprezzata da pubblico e critica la collaborazione
di Antonio Caruso con il Centro e con il regista Salvo Nicotra,
iniziata con la messa in scena di “Belvedere” di Giuseppe Mazzone
per l’edizione 1995 di “Terrazza in via Crociferi”. Importante
è stata l’esperienza triennale del work in progress sul testo –
ancora di Mazzone – “Gente di fine secolo”, e della
realizzazione di “Che giorno è?” (dello stesso Caruso con regia
di Nicotra), nonché di tante messe in scena per il Centro di testi
di Antonio Caruso curate dallo stesso autore (“Drammaturgido”,
“Attimi”, “Angelica”, Plasmonn, ecc.).
Né
per Antonio Caruso è nuovo il rapporto con Santo Calì. Già prima
dell’incontro con il Centro Magma, Caruso – che ha vissuto ed
operato per un certo tempo tra Giarre e Riposto, luoghi frequentati
dallo stesso Calì – aveva avuto modo di partecipare alla
fondazione a all’attività di un’associazione che portava il nome
dello scrittore linguaglossese. Ma anche successivamente, con Salvo
Nicotra, vari sono stati i “ritorni” alla scrittura del poeta,
sino a quella memorabile edizione di “Nel silenzio lungo della
notte” (Terrazza in via Crociferi” del 1997) nella quale duettò
con Pino Micol.
In
uno scenario che riporta alla natura e alla tradizione – com'è
noto l'architettura di paglia è appannaggio della civiltà contadina
– unendola ad arte e creatività, il cartellone teatrale estivo
della Sala Magma al Parco Gioeni si concluderà giovedì
21 agosto
con “Stidda lucenti china di
biddizzi”,
excursus pindarico sulla figura della
donna e la bellezza femminile nella tradizione siciliana, un intenso
e divertente recital tra commedia, musica e poesia.
L'inizio
degli spettacoli è previsto per le ore 21, con biglietto
d'ingresso fissato a 10€ (ridotto 5€ per over 65, studenti,
gruppi). Sin dalle 17 sarà aperta un'apposita area ristoro / bar
aperta a tutti i visitatori del Parco. L'accesso sarà possibile
esclusivamente dall'ingresso del Parco sito in via del Bosco.
RÈPITU
D'AMURI
Santo
Calì
secondo
Salvo
Nicotra
_______________
Teatro
di Paglia
Parco
Gioeni
Via
Del Bosco - Catania
19
agosto 2014 ore 21
IN
SCENA
Alfio Guzzetta
Cinzia Caminiti
Cinzia Caminiti
Lucia Nicotra
Antonio Caruso
Musiche originali di
Paolo Capodanno
Diaporama realizzato
da Paolo Capodanno su ricerca iconografica di Salvo Nicotra
Direttore di scena
Orazio
Indelicato
Luci e fonica della
ditta
Enzo
Merola
In collaborazione con
il
Centro
Sperimentale Skerè di Catania
Foto e Ufficio stampa
Roman
Henry Clarke
Regia
Salvo
Nicotra
A
cura di:
centro
teatrale e culturale Magma www.centromagma.it
“la
terra del sole” soc.coop.va a r.l. www.laterradelsole.it
“Terre
forti - associazione culturale” www.terreforti.org
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